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La terapia manuale riposiziona le articolazioni?

Alice De Laurentiis • ott 14, 2022

Come cambia la postura attraverso l'osteopatia?

Quante volte capita che un paziente dica di aver bisogno di "una bella raddrizzata"?


Uno dei più grandi luoghi comuni riguardo le terapie manuali (spesso portato avanti anche dagli stessi terapisti) è quello di pensare che esistano manovre o tecniche per "riposizionare le articolazioni" o "riallineare" o "raddrizzare".
 

E, se da un lato ci sono pazienti che ricercano apertamente questo tipo di "servizio", ce ne sono molti altri che ne hanno paura, soprattutto in presenza di protrusioni o esiti di traumi passati, o anche nel trattamento in ambito pediatrico, perché temono possibili lesioni o effetti collaterali.

Per questo motivo, ripetiamo tutti insieme:
LA TERAPIA MANUALE NON RIPOSIZIONA LE ARTICOLAZIONI.


La verità è che l'osteopata non è un meccanico, e il suo compito non è quello di dare un'aggiustatina qua e una spintarella di là.

Gli effetti del trattamento osteopatico, così come di qualsiasi altra terapia manuale, sono per lo più neurofisiologici, non meccanici. La manipolazione terapeutica (salvo casi di approcci violenti) non agisce direttamente sull'articolazione, sui legamenti né tantomeno sull'osso, ma va a stimolare con diverse modalità i recettori cutanei (meccanocettori, organi tendinei del Golgi, corpuscoli del Pacini), che forniscono al Sistema Nervoso informazioni costanti sul dolore, sulla sensibilità, sullo stato tensionale e sulla percezione della posizione di ogni tessuto.



E proprio in funzione di questi meccanismi lo stimolo da impartire viene adeguatamente dosato, scegliendo tecniche più "meccaniche" o più "dolci", tenendo in considerazione:

  • l'età del paziente;
  • la sua capacità di metabolizzare lo stimolo (un paziente con "tanti sintomi" e con una storia clinica complessa, potrebbe non reagire adeguatamente o riportare effetti collaterali con certi tipi di tecniche);
  • la zona da trattare (se si tratta di una regione periferica o centrale, se ha connessioni dirette o indirette con i centri del Sistema Nervoso Autonomo, che vanno manipolate con un'attenzione ulteriore);
  • la fase della sintomatologia (fase acuta o fase di remissione dei sintomi).


Se fosse così facile riallineare una vertebra o un'articolazione, verrebbe meno anche l'integrità e la capacità di resistenza agli urti di cui invece il nostro apparato muscoloscheletrico è dotato: chiunque vi dica il contrario (chiunque vi dica di poter "far rientrare un'ernia" ad esempio -cosa tristemente frequente) o vi sta mentendo, o non sa quel che dice.


Le uniche condizioni in cui
si può realmente riposizionare un'articolazione sono la chirurgia e le manovre di riduzione (fatte generalmente in pronto soccorso dopo una lussazione).

E allora a che serve?
Perché mi sento più dritto dopo il trattamento?


Sentirsi "storti" o "accartocciati" è spesso frutto di una serie di stimoli divergenti provenienti da regioni diverse, che contribuiscono a darvi la percezione di essere "frammentati".

Anche eventi che ritenete irrilevanti o "roba vecchia" possono essere la chiave dei sintomi che avete oggi.


L'osteopatia può sì ripristinare l'equilibrio tensionale dei tessuti facendovi sentire "più dritti" (e più leggeri), ma lo fa in maniera assolutamente sicura e non invasiva!


Il corpo non è una macchina e non funziona a compartimenti stagni: l'obiettivo del trattamento è quello di ripristinare l'equilibrio tra le parti di un sistema complesso e permettervi di funzionare nel migliore dei modi, senza trascurare nessun dettaglio.


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