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Perché sto sempre male?

Alice De Laurentiis • set 22, 2022

i fattori che forse non stai considerando

…Molti pazienti dicono: “è la vecchiaia”, ma vi assicuro che l’età, in questi casi, non ha tutta la rilevanza che le attribuiamo.


Ho pazienti di settant’anni che vengono da me un paio di volte l’anno per doloretti occasionali, e che nel resto del tempo fanno tango, vanno in palestra o fanno arti marziali.

Ho pazienti di quarant’anni che mi riferiscono dolori costanti e che, se gli chiedo come stanno, difficilmente mi rispondono “bene”, nonostante non abbiano patologie di base, lesioni articolari o condizioni cliniche che giustifichino il loro malessere.

Immagina che il tuo corpo sia come una bilancia con due piatti: uno rappresenta gli stimoli potenzialmente nocivi, l’altro i meccanismi di correzione attuati dai vari apparati per rimediare.


Il corpo è un sistema intelligente che, in condizioni di salute, è perfettamente in grado di adattarsi a perturbazioni interne ed esterne per ripristinare l’equilibrio (omeostasi).


I fattori interni (febbre, infezioni, stanchezza, squilibri glicemici, equilibrio idro-salino) ed esterni (traumi, variazioni di temperatura, agenti chimici) rappresentano tanti piccoli pesetti che, tutti insieme, definiamo carico allostatico.


Quando il carico allostatico diventa troppo pesante e la bilancia dell’organismo “pende” eccessivamente nella direzione dei fattori perturbanti, i meccanismi correttivi fanno sempre più fatica a compensare, e il corpo diventa sempre più vulnerabile ai piccoli e grandi strattoni della vita quotidiana.

Fin qui il discorso sembra quasi banale, ma c’è di più.


Chi più, chi meno, tendiamo a dare per scontato il nostro corpo e a pretendere che ci assista sempre, a prescindere da quanto lo maltrattiamo. Il problema è che spesso non ci rendiamo nemmeno conto di maltrattarlo, e ci stupiamo o ci arrabbiamo quando ci presenta il conto.

I processi che regolano il funzionamento del nostro organismo sono frutto di MILIONI DI ANNI di evoluzione, per la maggior parte dei quali il nostro stile di vita è stato molto più simile a quello degli animali che a quello che conosciamo oggi. Lo sviluppo del corpo umano è tarato sul fatto che, per gran parte della nostra storia:


  • Non c’era corrente elettrica. Eravamo quindi obbligati a rispettare i naturali cicli di luce-ombra imposti dalla natura, a svegliarci all’alba e a dormire quando era buio;
  • Non c’era disponibilità di cibo. Eravamo obbligati a cacciare prede o a raccogliere piante, bacche e radici, e non era scontato mangiare 3/5 volte al giorno. Non era nemmeno scontato mangiare tutti i giorni;
  • Non c’erano mezzi di trasporto, né comodità. Era normale muoverci a piedi o correndo, spostare pesi, dedicarci ad attività faticose;
  • Non c’era la tecnologia. Passavamo gran parte del tempo in comunità, ma non eravamo costantemente esposti a stimoli, impegni, fonti di svago.


Eravamo costretti a rispettare il nostro ritmo naturale, senza altra preoccupazione oltre a quella di sopravvivere.


A questo scopo, il nostro cervello ha sviluppato uno strumento primitivo ma potentissimo, che ci permettesse di reagire alle situazioni di pericolo con prontezza, per metterci a riparo dai predatori e per proteggere i nostri simili: il Sistema Nervoso Ortosimpatico.

Questo sistema ha garantito per milioni di anni la sopravvivenza della nostra specie attuando dei meccanismi rapidi ed efficienti per fronteggiare le situazioni di attacco e fuga:


  • Aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e respiratoria (per aumentare l’ossigenazione del sangue e l’attività cardiaca, soprattutto in caso di fuga);
  • Aumento della frequenza e della capacità di contrazione muscolare degli arti (per essere pronti a scappare o a difenderci da un attacco);
  • Dilatazione delle pupille (per allargare il campo visivo);
  • Aumento della glicemia tramite la mobilizzazione dei depositi di grasso e glicogeno (per avere sufficienti energie);
  • Rallentamento o blocco dei processi digestivi, sia gastrici che intestinali (che sottrarrebbero energie alla fuga e ci renderebbero meno scattanti).


Alla luce di quanto detto finora, pensate a quanto sia diversa la nostra vita quotidiana rispetto a quella per la quale siamo stati progettati:


Dormiamo poco e male, chi per lavoro, chi semplicemente per l’abitudine di mettersi a letto tardi, spesso davanti alla TV o con il telefono in mano;

  • Abbiamo disponibilità illimitata di cibo. Possiamo farci addirittura recapitare cibi densi di calorie senza nemmeno uscire di casa;
  • Ci spostiamo con la macchina, facciamo spesso lavori sedentari e, se ci impegniamo, qualche ora di attività fisica a settimana (nel migliore dei casi);
  • La maggior parte di noi passa troppo poco tempo all’aperto ed esposto alla luce naturale, motivo per il quale già in giovane età sperimentiamo carenze di vitamina D;
  • Siamo bombardati di stimoli, informazioni e notizie. Siamo tenuti ad essere reperibili in qualsiasi momento.


Non rischiamo quotidianamente la vita nella savana, eppure il nostro cervello si è solo parzialmente adattato a quelli che sono i ritmi della routine moderna, talvolta interpretando come “pericolosi” degli stimoli apparentemente normali ma che costituiscono una fonte di stress.


Il nostro sistema di allerta non ha più bisogno di trovarsi di fronte ad un animale feroce, ma si attiva continuamente, con una sommazione di tanti stimoli più piccoli: il bollo dell’auto da pagare, la paura di fare tardi a lavoro, gli impegni e le notifiche continue, le chiamate indesiderate, e così via.


Aggiungiamoci anche una costante iperattivazione del Sistema Nervoso garantita dall’utilizzo di sostanze nervine (caffeina, teina, alcolici, zuccheri semplici) e la frittata è fatta:

creiamo un ambiente interno che è una bomba a orologeria, pronto ad accendere una spia d’allarme per qualsiasi stimolo che esuli leggermente dalla nostra routine, dove basta uno spiffero d’aria, una variazione di temperatura, una notte di sonno scadente o qualche giorno di lavori in casa per metterci in ginocchio e ritrovarci con dolori di ogni genere.


Chiaramente ogni caso è a sé, ma se dovessi descrivere la condizione della maggior parte dei miei pazienti la descriverei così.


Ritornando ora alla domanda iniziale, è chiaro ora “perché stai sempre male?


Perché la vita che facciamo tutti i giorni è totalmente distante da quella per cui siamo progettati! - e, se vogliamo stare meglio, dobbiamo fare quello che è in nostro potere per riavvicinarci alle condizioni ottimali!


In un ambiente corporeo perfettamente in salute, un’ernia, un vecchio trauma o un’infiammazione avrebbero un’incidenza veramente irrisoria sulla nostra qualità della vita, e saremmo perfettamente in grado di compensare.

Se invece l’organismo è costantemente bombardato da input infiammatori (stress, cattiva alimentazione, sedentarietà, insonnia), è altamente probabile che a un certo punto basti veramente poco a mandare all’aria il nostro equilibrio.


Il mio compito è quello di aiutarti a ristabilirlo, ma è veramente importante capire che spesso - soprattutto in casi dove sono presenti tanti sintomi diversi - il singolo sintomo che si vorrebbe risolvere è solo la spia di un problema più grande, che richiede la volontà di attuare dei cambiamenti, anche piccoli, per ricominciare a stare bene.

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