Un’incomprensione frequentissima.
Quando si ha un dolore che va avanti da tanto tempo è molto comune che ci si scoraggi, soprattutto quando nessuno degli specialisti a cui ci si rivolge riesce a capirne la causa e a darci una diagnosi.
Ancor di più quando poi si iniziano a fare lastre e risonanze, dalle quali quasi spereremmo emergesse qualcosa, una qualsiasi cosa che possa giustificare il nostro dolore, perché anche semplicemente potergli dare un nome ci rassicura.
A quel punto iniziano a fioccare diagnosi di “lombalgia”, “sciatalgia”, “cervicobrachialgia”, "coxalgia", nelle quali il paziente inizia quasi ad identificarsi, come se fossero delle condizioni perenni, delle estensioni della propria persona.
Ebbene, diceva un mio professore, -se il paziente va da un ortopedico con un dolore all’anca ed esce fuori con una diagnosi di “coxALGIA”, vuol dire che l’ortopedico non ci ha capito nulla.-
Mi tocca spesso, a malincuore, spiegare ai pazienti che la desinenza “-algia” indica semplicemente il loro sintomo, ossia che hanno dolore in un determinato punto (algìa è infatti un termine greco che significa, appunto, dolore), ma non ci dice nulla sulla natura del dolore, né tantomeno sulla sua causa.
È semplicemente un termine generico per indicare la loro condizione, ma apre un enorme ventaglio di possibilità sulla natura del problema, che potrebbe dipendere da decine di fattori diversi, alcuni patologici, altri no.
Un’altra eventualità comune, specialmente per un soggetto “non addetto ai lavori” e che quindi non conosce l’iter delle diagnosi strumentali, si verifica quando il paziente va a fare un esame in autonomia (generalmente un’ecografia o una risonanza) e motiva l’esame dicendo di avere un dolore, ad esempio alla bassa schiena. Il tecnico che compila il referto, scriverà “QUESITO: LOMBALGIA”, che indica semplicemente il motivo per cui il paziente ha richiesto l’esame.
Capita spessissimo che i pazienti scambino il quesito per una diagnosi patologica. Di quello che poi emerge dal referto parleremo prossimamente.
In ogni caso, “ALGÌA” non è una malattia né tantomeno una condanna, anzi.
Vi sorprendereste di quante terribili algìe si risolvano facilmente in una o due sedute dall’osteopata.
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